venerdì 29 agosto 2014

RECENSIONE: La casa di Bernarda Alba
 
 
Titolo: La casa di Bernarda Alba
Autore: Federico Garcìa Lorca
Editore: Einaudi
Pagine: 67
Lingua: Italiano
Formato: Brossura
 
 
 
 
 
 
 
 
 
TRAMA:
 
 
  Garcìa Lorca terminò 'La casa di Bernarda Alba' a Madrid nel giugno 1936. Due mesi più tardi, all'alba del 19 agosto, nel vallone di Viznar, a pochi chilometri da Granada, il poeta veniva ucciso dai falangisti. Le vicende della guerra impedirono la rappresentazione, prevista in un primo tempo per l'autunno dello stesso anno. Il dramma dovette attendere sino al 1945, quando l'8 marzo, fu portato in scena al Teatro Avenida di Buenos Aires dalla grande Margarita Xirgu, una delle attrici preferite dal drammaturgo, la stessa che molti anni prima aveva interpretato 'Mariana Pineda', 'Yerma' e 'Dona Rosita'. Gli studiosi considerano 'La casa di Bernarda Alba' il capolavoro di Garcìa Lorca e la più importante opera del teatro spagnolo contemporaneo. Un dramma di sobria e cupa potenza, mirabilmente equilibrato, essenziale, completamente spoglio da ornamenti superflui, privo di indulgenze, preciso e serrato. Lo stesso autore, che ha voluto adottare la significativa definizione "documentario fotografico", lasciò scritto: "ho soppresso molte cose in questa tragedia, molte canzoni facili... voglio che il lavoro possegga severità e semplicità".
 
 
RECENSIONE:
 
 
 Bellissimo! Ho letto questo testo dopo aver visto la rappresentazione teatrale. Un dramma potente nella sua semplicità, la storia di una famiglia di donne nella Spagna degli anni 30. Bernarda, severa e impassibile capofamiglia, rimasta sola dopo la morte del marito a occuparsi della casa e di cinque figlie (bruttine e zitelle). La donna, convinta di aver tutto sotto controllo, non si accorge della tragedia che sta per abbattersi tra le mura domestiche. Impegnata a tenere a controllare le serve pettegole e interessata più all'opinione del paese che alle sue figlie, si accorgerà di tutto troppo tardi. Per certi versi mi ha ricordato molto la Sicilia antica, con i suoi paesini isolati, la gente nei campi e le donne che si difendono dalla calura estiva con i ventagli di legno. Quei paesini che sembrano quasi deserti ma, a un occhio attento, rivelano mille visi dietro le finestre a spiare. Paesi dove la vergogna viene messa in piazza e dove, nascere donne vuol dire portare sulle spalle un peso gravoso.

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